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brano
 
Apuleio
Della magia, 42
 
originale
 
[42] Nunc quoniam pisces horum satis patuerunt, accipe aliud pari quidem stultitia, sed multo tanta uanius et nequius excogitatum. scierunt et ipsi argumentum piscarium futile et nihil futurum, praeterea nouitatem eius ridiculam, (quis enim fando audiuit ad magica maleficia disquamari et exdorsari piscis solere?), potius aliquid de rebus peruulgatioribus etiam creditis fingendum esse. igitur ad praescriptum opinionis et famae confinxere puerum quempiam carmine cantatum remotis arbitris, secreto loco, arula et lucerna et paucis consciis testibus, ubi incantatus sit, corruisse, postea nesciente[m] sui excitatum. nec ultra isti quidem progredi mendacio ausi; enim fabula ut impleretur, addendum etiam illud fuit, puerum eundem multa praesagio praedixisse. quippe hoc emolumentum canticis accipimus, praesagium et diuinationem, nec modo uulgi opinione, uerum etiam doctorum uirorum auctoritate hoc miraculum de pueris confirmatur. memini me apud Varronem philosophum, uirum accuratissime doctum atque eruditum, cum alia eiusdem modi, tum hoc etiam legere: Trallibus de euentu Mithridatici belli magica percontatione consultantibus puerum in aqua simulacrum Mercuri contemplantem quae futura erant CLX uersibus cecinisse. itemque Fabium, cum quingentos denarium perdidisset, ad Nigidium consultum uenisse; ab eo pueros carmine instinctos indicauisse, ubi locorum defossa esset crumina cum parti eorum, ceteri ut forent distributi; unum etiam denarium ex eo numero habere M. Catonem philosophum; quem se a pedisequo in stipe Apollinis accepisse Cato confessus est.
 
traduzione
 
Ora, giacch? ? abbastanza assodato che cosa siano i pesci di costoro, ascoltane un'altra escogitata, ? vero, con pari stupidit?, ma con molto pi? di sconsigliatezza e di bricconeria. Essi sapevano che quello dei pesci era argomento futile e nullo, oltre la ridicola novit? della cosa: perch? si ? mai sentito dire che ai pesci si usa togliere scaglie e dorsi per magiche fatture? Pensarono dunque che bisognava inventare un che di pi? diffuso e accreditato; e per conformarsi alle comuni credenze immaginarono che un ragazzo, da me incantato, senza gente dattorno, in un luogo segreto, con un piccolo altare e una lucerna e in presenza di pochi complici, appena compiuto l'incantesimo, sia caduto a terra, e poi si sia risvegliato senza pi? memoria dell'accaduto. Non osarono spingere oltre la loro menzogna; per completare la favola, infatti, avrebbero dovuto aggiungere che il fanciullo aveva predetto molte cose. Giacch? sappiamo che ? questo il fine pratico di tali incantesimi: il presagio e la divinazione: n? soltanto la opinione volgare, ma anche l'autorir? di uomini dotti conferma questo prodigio che riguarda i fanciulli. Ricordo di aver letto in Varrone, scienziato di accuratissima dottrina ed erudizione, insieme con altre cose analoghe, anche questa: che a Tralle, fattosi ricorso alla magia per conoscere l'esito della guerra mitridatica, un fanciullo vide nell'acqua un'immagine di Mercurio e ci? che sarebbe accaduto annunzi? in un presagio di centosessanta versi. Parimenti Fabio, perduti cinquecento denari, and? a consultare Nigidio. Costui incant? alcuni fanciulli i quali indicarono dov'era sotterrata una borsa contenente parte della somma e il resto come era stato distribuito: e aggiunsero che uno di quei denari era in possesso del filosofo Marco Catone, il quale confess? di averlo ricevuto da un suo servo tra le offerte per il tesoro di Apollo.
 

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